Mi ero ripromessa di tacere, di non parlare di queste cose visto che già in giro non si sente altro e che due palle se ne parli anche tu, ma oggi sono un po’ incazzata.
Era bello quando parlavamo solo di mondiali di calcio. Era snervante, sì, eravamo tutti giornalisti e allenatori, ma era più bello. Ora sembra che tutti si siano fossilizzati su un solo argomento: il caso di quel bambino, Loris, ucciso da non si sa bene chi e ritrovato da un cacciatore poco dopo la sua scomparsa.
Non solo la tv, nonostante sia apparentemente quella con più forza mediatica – la tv è arrivata ovunque, adesso ce l’hanno messa perfino sui binari del treno, nelle stazioni della metropolitana, come se non guardassimo già di nostro uno schermo per la maggior parte della nostra giornata – anche i social network, i giornali, le testate online, Twitter.. E’ un continuo. Basta accendere il televisore o scrivere “caso Loris” su Google e si trovano centinaia di articoli, servizi, approfondimenti. Spazzatura. E ognuno di questi ha il suo colpevole, ognuno ha il suo movente, ognuno ha la sua strategia difensiva. Si invita il vicino di casa, l’avvocato della madre (della stessa madre che diceva che era sulla macchina ma che forse non c’era e che aveva lasciato il bambino a 500 metri da scuola e poi invece no, forse l’aveva addirittura riportato a casa). E’ la fiera dell’ESCLUSIVO!, si legge in sovrimpressione, fra poco la zia di Loris, ESCLUSIVO!, parla la nonna e dice che la madre è una disagiata, era violenta già da piccola, “è un’alienata” (articolo dell’Huffington Post che mi è capitato in homepage su Facebook stamattina, non mi sto inventando niente). E’ “informazione”, è legittimo sapere.
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